A tale denuncia si associa Maria Grazia Dardanelli (Dirigente scolastico del L.A. “Enzo Rossi” di Roma ) specificando che la carenza di spazio idoneo limita anche lo sviluppo delle “classi articolate”.
Come coordinatrice della Rete Nazionale dei Licei Artistici illustra le finalità della Rete sul territorio (in cui i L.A. non superano i 300, inclusi i privati) e la formazione del Portale dei Licei Artistici, in cui già vi sono le sette scuole promotrici. Attraverso questi strumenti e iniziative come la odierna, si può cercare anche di migliorare questa riforma scolastica, di cui difende la positività definendola come “la migliore possibile”.
Nel suo saluto Flaminia Giorda insiste sull’importanza del “fare sistema” e passa la parola a Rolando Meconi, consulente MIUR per l’Istruzione Artistica che, sottolineando la sua esperienza divisa, da docente e poi dirigente, fra Licei Artistici e Istituti d’Arte, ribadisce come la Riforma si è orientata su una “fusione” e non su una “confluenza” fra due Istituzioni diverse strutturalmente, “padri nobili” del Nuovo Liceo Artistico. La vocazione di propedeutica al lavoro (che definisce “detrattiva”) dell’ISA, alla preparazione di maestranze in grado di lavorare i materiali tipici dello specifico territoriale, ne ha giustificato un’eccessiva proliferazione; già dal ’74 questa impostazione si è rivelata anacronistica. Da qui la creazione di una quantità di progetti che, arrivati alla congestione, hanno portato nel’94 al ventennale Progetto Michelangelo: ed è sul senso di questa sperimentazione che si innesca l’Iter della Riforma. Contesta perciò chi lamenta la perdita della “scuola di tradizione”, rivendicando l’apertura alle nuove forme espressive, come l’introduzione del Multimediale e del Design nelle varie articolazioni. Il Nuovo Liceo Artistico, afferma, è “scuola di progetto”, la cui preparazione più articolata e complessa possa dotare i ragazzi di capacità progettuali tali da potersi confrontare con le realtà del mercato e i suoi cambiamenti interni.
In merito all’indirizzo “Beni Culturali”, da lui stesso fortemente auspicato, ammette di non essere riuscito a convincere sulla necessità di una impostazione specifica, autonoma, restando il consenso limitato ad una “educazione” generica in tal senso.
Nella conclusione delinea il ruolo e l’utilità del Laboratorio, indicandolo soprattutto come “verifica del progetto”.
Più radicale sull’argomento è il Prof. Giuseppe Gaeta (Dir. Accademia di Belle Arti di Napoli, Commissione Interministeriale Mibact/Miur formazione per il Restauro, al 2013 Vice-Presidente Consiglio Naz. Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica-C.N.A.M).
Notando come dal 1999 il processo di riforma sia stato lento e controverso, evidenzia l’importanza dei momenti di raccordo con le fasi successive dei livelli di studio e/o di lavoro e ricorda come con la Legge 249 affidi alle Accademie il compito di formare gli insegnanti delle materie artistiche, insistendo sul concetto del Sapere, saper fare, saper essere, rapporto dialettico privilegiato nell’istruzione artistica: ed il luogo dove la progettualità diventa azione è il laboratorio, luogo del “fare insieme”, che produce l’innovazione (etica ed estetica) e “competenze estetiche” che formano non solo Artisti, ma Cittadini compiuti che progettano il Futuro.
L’articolazione della formazione della Cultura del Progetto, con interconnessione dell’Università, che interessa la commissione interministeriale MIBAC-MIUR) presenta problemi fondamentali:
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la Conferenza Stato-Regione, che delega alle Regioni la formazione di figure come ad es. i “Tecnici Restauratori”, il che sposta l’accento sul dato tecnicistico, mentre ne dovrebbero essere proprio i Licei Artistici la sede più adatta.
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Il luogo dell’orientamento dovrebbe essere il triennio di uscita, in cui gli studenti, già armati di competenze, possono confrontarsi con le istituzioni del mondo del lavoro
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Una migliore definizione dei requisiti di accesso alla formazione dei Docenti del settore
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L’integrazione dei Saperi Teorici e dei Saperi Pratici
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La centralità dell’allievo, la valorizzazione del suo percorso come professionista e cittadino
Flaminia Giorda cita Vico Magistretti per cui “sotto la cultura del Design c’è la cultura tout-court”, e introduce il tema dell’alternanza scuola-lavoro, tema ancora in discussione nel decreto della “Buona Scuola” e di cui evidenzia alcuni contenuti dell’ART. 4 (scuola, lavoro e territorio).
Riconoscendo all’attività di Laboratorio il ruolo di sviluppo della capacità progettuale, pone il problema sulle specificità disciplinari e su come attivarne le competenze. Per ampliare l’utenza dei corsi l’offerta formativa deve essere ampia in senso di Cultura Progettuale e l’alternanza scuola-lavoro, a contatto con l’indotto territoriale, con le innovazioni del settore, aiuterebbero a indirizzare i ragazzi nella realizzazione delle proprie vocazioni e ambizioni, coadiuvando il docente nell’individuarne l’indirizzo di corso più idoneo. Sottolineando come questo “fare sistema” renda l’insegnante stesso più forte e “interessante” come punto di riferimento per gli studenti.
Guido Arzano, Presidente della Camera di Commercio di Salerno, ha sempre perseguito e sviluppato il tema della connessione fra istruzione e istituzioni del lavoro, così importante tanto più al Sud. Ma quale SCUOLA e quale LAVORO? Stiamo vivendo un periodo non definibile “normale”, poiché è un periodo cruciale di cambiamento socio-culturale che innesca una crisi di “sistemi”: Abbiamo desertificato aree dell’occidente, lasciato trasferire aziende manifatturiere e fondato un sistema di corruzione, di appropriazione e non di assistenza come in altri paesi più liberisti come Inghilterra e Germania. E’ bene chiarirlo, perché sarebbe un errore pensare che siamo in un semplice “momento”. Dobbiamo invertire il concetto che il lavoro lo crea lo Stato: il lavoro lo crea l’Impresa. Affermando la validità del principio di Sussidiarietà, sollecita un’inversione di tendenza. Un rapporto comunque costruttivo fra passato e presente è auspicabile tanto più in tema di Beni Culturali, che è non solo materia di Conservazione, ma di ricostruzione di valori, nel concetto di fusione fra tradizione e innovazione. Sta alla Scuola e all’Impresa insieme costruire questa cultura, favorire un meccanismo di cooperazione. Denuncia il criterio con cui per troppo tempo i Governi hanno investito fondi su Università e Ricerca, incrementato strutture elefantiache, incentivato una mentalità tesa a svalutare socialmente chi non è laureato: “Gli eroi sono quelli che fanno, non quelli che appaiono” e l’accumulo di titoli non serve all’Industria.
A conclusione della prima parte della giornata, le relazioni di allievi del quinto anno su tre esperienze formative compiute in aziende collegate al programma scuola-lavoro: un opuscolo prodotto da studenti di grafica da presentare a Milano Expo; una scenografia realizzata in cooperazione con il teatro di Salerno; infine il progetto “Sulle orme del Tasso”, ha cercato il legame fra il letterato e la tradizione dell’intarsio e del decoro fra Sorrento ed Ercolano. Esperienze che hanno accomunato settori diversi della cultura e della conoscenza e di cui i ragazzi hanno rilevato il senso di “comunanza” che ha unito tutta la classe, coinvolgendo anche agli allievi con maggiori difficoltà nella progettazione.
Dopo una pausa pranzo in cui gli allievi dell’Istituto Alberghiero si sono cimentati nei vari oneri di ospitalità e ristoro, i lavori sono ripresi con i diversi tavoli di lavoro dalla cui discussione sono sorte varie indicazioni di tendenza, soprattutto a riguardo del ruolo dei laboratori e sulle definizioni delle competenze. A chiusura dei lavori, la dott.ssa Giorda si è resa disponibile a chiarimenti su alcuni punti di domanda.
Elena Puliti
Presente per l’E.S.S.I.A. alla giornata di studio in qualità di uditore.